Sull'ex presidente del consiglio Massimo D'Alema si possono avere le opinioni più svariate, la sua carriera politica è ormai lunghissima da quando, bambino, recitò un discorsetto alla presenza del segretario comunista Togliatti. Non sappiamo se la sua candidatura a Mr. Pesc, nella nuova poltrona di ministro degli esteri europeo, sia destinata al successo. La strada è ardua, ostruita dal ragazzo ministro inglese Miliband e dallo scarso peso italiano nel mondo oggi, frutto solo dei nostri guai. Vedremo come andrà ma intanto è utile ricordare che bloccare D'Alema per il suo passato, come suggeriscono maliziosi ambienti diplomatici è sbagliato. Se bocciamo Fini perché ex missino, Barroso perché ex maoista, Fischer come ex picchiatore di strada, Blair come amico di Bush e D'Alema come ex pci dove va l'Europa? Un continente che non sa mai guardare al futuro, ostaggio perenne del passato. D'Alema era al governo quando l'Italia partecipò alla missione per fermare i pogrom contro gli albanesi in Kosovo. Sul Medio Oriente abbiamo spesso eccepito dalle sue posizioni che però sono simili a quelle degli israeliani di sinistra. È lecito dire sì o no a D'Alema, Blair e chicchessia per quel che pensano oggi ma è idiota lasciare l'Unione prigioniera del museo delle cere decrepito di un passato che non passa mai.